sabato 5 dicembre 2009

Lo spirito contro il razzismo

Nel momento in cui gravi crisi attraversano la società, le religioni e la vita delle persone, occorre riflettere sulle scelte che, singoli e associazioni, debbono assumere per restare presenti e vigilanti nella storia. Personalmente penso che la cosa più importante, in questo momento storico, sia coltivare un pensiero critico e aperto perché non credo che le grandi sintesi ideologiche o religiosi possano oggi sospingere il mondo.


Grandi temi come il razzismo o l’amata e sognata pace vanno affrontati con la capacità critica che affiora dalla nostra stessa quotidianità. Non c’è nessuna ideologia che sostiene le reali inquietudini, né i reali drammi umani; credo invece che nuove aspirazioni possano nascere dalle differenti discipline, soprattutto quelle che restano inquiete e sveglie: nessuno possiede, per fortuna, le ricette e nessuno è proprietario delle soluzioni.

Oggi è finito il tempo dell’infanzia, cioè di illusorie attese di salvezza. Oggi l’essere umano può essere creativo dal di dentro. So che nel mondo ci sono rigurgiti nostalgici che cercano di resuscitare fantasmi ideologici; per fortuna essi appaiono già vecchissimi e privi di ogni autorità, come avviene con i fantasmi dei film dell’orrore postmoderni, che debbono attrarre l’attenzione col sangue e con il sesso, ma non hanno più il fascino quasi mitologico che avevano quelli antichi in bianco e nero.

Tra i vari rigurgiti ce ne sono di pericolosissimi, come il razzismo, ma credo anche che ciascuno di noi, nonostante i nostri sodalizi ideali, sia un po’ razzista, mentre agli stupidi di turno nell’ambito politico di qualsiasi colore, tocca solo organizzarlo e istituzionalizzarlo. Il razzismo non è solo di gente ricca o borghese, è a volte, improvvisamente di tutti (pensiamo a Hitler che non era né ricco né borghese). Il razzismo è la meschinità e l’ottusità del nostro spirito; è il moralismo; sono le nostre taccagne logiche sulla giustizia e sulla solidarietà; la frustata visione che abbiamo della proprietà, tra benessere raggiunto e obbiettivi mancanti.

Lo spirito e l’anima non sono razzisti, ma come recuperare lo spirito, come recuperare l’anima? Quante cose dobbiamo ancora capire e di quante cose dobbiamo ancora parlare: sono sempre più convinta che lo spirito sia anarchico, come dice Giovanni nel capitolo terzo del suo vangelo e noi dobbiamo ancora trovare le sue impronte, lasciate qui e là. Siamo troppo abituati ai dualismi, alle dicotomie, alle gerarchie per non essere razzisti. Il dialogo comunque deve restare aperto e guai a chi lo chiude.