lunedì 7 gennaio 2008

5/ Le donne latinoamericane

L' impatto della tradizione latinoamericana sulla visione cristiana della donna
di Antonietta Potente


Nessuno sarà padrone di questo corpo di laghi e vulcani
di questa mescolanza di razze,
di questa storia di lance;
di questo popolo amante del mais,
delle feste al chiaro di luna;
del popolo dei canti e dei tessuti di tutti i colori.
Né lei né io siamo morte senza un progetto, senza lasciare un’eredità.
Siamo tornate alla terra da dove ancora torneremo a vivere.
Popoleremo di frutti carnosi l’aria dei tempi nuovi.
Colibrì Yarince
Colibrì Felipe
Danzeranno sulle nostre corolle
Ci feconderanno eternamente.
Vivremo nel crepuscolo della gioia
Nell’alba di tutti i giardini.
Presto vedremo il giorno colmo di felicità
Le imbarcazioni dei conquistatori allontanarci per sempre.
Saranno nostro l’oro e le piume
Il cacao e il mango l’essenza dei sacuanjoches.
Ci ama non muore mai.
(Gioconda Belli, La Mujer habitada)


Le donne assomigliano alla storia dei popoli o la storia dei popoli è la storia delle donne. Storie ecologiche delle biodiversità universali, storie quotidiane delle cose; parti di lotte giornaliere per vivere, ma anche feste, audaci tentativi di cambio di vita, di destino. Mi costa molto entrare in questo terra; non trovo il nodo d'inizio per incominciare a dipanare, sbrogliare questo gomitolo di lana così aggrovigliato. Il tema è molto teorico; nessuna di noi ha coscienza di aver creato un impatto sulla visione cristiana della donna. Prima di tutto perché la visione cristiana della donna non è così originale come a volte pensiamo.Secondo, perché mi si chiede di riflettere a partire dalla tradizione latinoamericana, dove la stessa tradizione cristiana ha influenzato moltissimo la visione di donna. Bisogna ammettere che i coloni autoctoni della tradizione latinoamencana nella tradizione cristiana sono ancora abba­stanza pallidi, perché il cristianesimo, in questo continente come in altri, si è solo inserito, ma non è ancora rinato.
L'America Latina è un universo immenso di storia, di vita e di morte. Vulcani, laghi, montagne, pianure, mari, laghi, cieli ... come scrive la scrittrice nicaraguese Gioconda Belli. Sono tempi frammentati, diversi tra loro. Tradizioni più o meno inedite, la maggior parte delle volte interpretate ma non rivelate pienamente; tradizioni nelle quali resta come un gemito ciò che canta la scrittrice:

Né lei né io siamo morte senza un progetto, senza lasciare un’eredità.
Siamo tornate alla terra da dove ancora torneremo a vivere.
Popoleremo di frutti carnosi l’aria dei tempi nuovi.


Allora, mi domando che cosa posso dire ai lettori, alle lettrici; che cosa vorrebbero sapere? Perché associare tanti miti, tante storie: la tradizione, le donne, l'America Latina, il cristianesimo?Incomincerò ad addentrarmi nel tema parte per parte, anche se il gomitolo continua ad essere uno e a mantenere l'armonico e il complice laccio tra le varie dimensioni delle problematiche umane, personali, storiche, sociali o ecclesiali.
Tradizione: tra l’inedito e l’ufficilaità
Per iniziare questa breve memoria, mi piacerebbe fare alcune distinzioni. Il problema gira attorno alla domanda: a che tipo di tradizione ci riferia­mo? Per non cadere in facili interpretazioni, mi sembra importante dire che quando parliamo di tradizione dobbiamo per lo meno distinguere due tipi di significati. C'è la tradizione come insieme di valori, costumi, abitudini culturali assume da un popolo e da una società. Un concetto gene­rale, più vicino alla sensibilità di una classe borghese che all'universo culturale popolare o di base. Questa, potremmo definirla una tradizione ufficiale. Ma vi è anche un altro senso che possiamo dare aI termine. Tra­dizione come sensibilità, vita implicita nella esperienza quotidiana dei popoli, degli individui, uomini e donne. In questa, s'intrecciano aspetti del cosciente e dell'inconscio, individuale e collettivo. È qualcosa che si trasmette, si tramanda, si insegna, Iascia tracce, impronte o semplicemente orme. Questa la potremmo chiamare una tradizione inedita, soffiata all'orecchio o tramandata di bocca in bocca, di mano in mano, di sguardo in sguardo.
Certamente siamo tutti e tutte d'accordo nel dire che la tradizione delle donne ha toni più simili a quelli delle tradizioni inedite che a quelli della tradizione ufficiale. Non solo nei popoli del Nord del mondo, ma anche nei popoli dei Sud. Le donne, infatti, si muovono con complicità tra storia ufficiale e storia inedita; fanno parte di un mito e di una costruzione, sono lo specchio di sagome pensate da altri.
Dentro la tradizione ufficiale, si articolano quelli che potremmo chiamare i modelli, gli stereotipi. Modelli di donna: ogni cultura o società ha i suoi e li conserva coscientemente o inconsciamente. È dunque normale che il cristianesimo abbia i suoi che in alcuni momenti storici hanno giocato un ruolo importante nella vita delle donne. Da questi modelli più o meno sociologici o più o meno religiosi, nasce e si coltiva la storia di molte donne. Ruoli, immagini, comportamenti "etici", tutto si alimenta partendo da questi paradigmi che la storia ha definito secondo la propria semiotica.

Il modello cristiano
Il modello cristiano, dunque, non fu tanto differente, né originale. La teologia e la spiritualità vi contribuirono con la loro ermeneutica maschile e patriarcale. L'immagine di Maria, rifletteva l’immagine che la storia voleva coltivare nella donna, ma anche nel popoli: madre, sposa silenziosa e obbediente che si muove solo intorno alla casa. Non approfondisco quest'aspetto che forse potrebbe suonare quasi retorico, visto che già da anni — per lo meno noi donne — abbiamo scoperto e criticato quest'immagine.In America Latina, Maria — e dunque la donna — a volte assumerà colori spagnoli regali: i vestiti delle statue non sono autoctoni, salvo che per alcuni esemplari di opere in cui si vede un'influenza indigena. Il modello di donna cristiana è un modello di come devono comportarsi le minoranze etniche, sociali, religiose. Non importa se sono maggioranze numeriche, perché per la cultura ufficiale sono minoranze. Maria serve per convincere non solo le donne, ma tutti coloro che sono semplici e devono rimanere semplici, cioè obbedienti, mansueti. In alcuni momenti, quasi per consolarci, si dirà che il silenzio di Maria è eloquente e che la sua fedeltà contribuì alla storia della salvezza, ma l'importante fu plasmare le persone secondo un modello che in realtà non ha una radice totalmente evangelica, ma piuttosto culturale, sociale.
In questo senso, la questione del genere si scoprirà sempre più come costruzione sociale, anche se in alcuni ambiti questo non si ammette. Chi scoprì questo furono proprio le donne, le donne di tutto il mondo.

America latina
Parlando di storia latinoamericana dovremmo metterci d'accordo a quale tradizione ci stiamo riferendo. La storia del continente è americana, caribica, autoctona, negra, meticcia. Ci sono culture preispaniche, c'è la donna dell'impero maya, incaico, c'è la tradizione della donna raccontata dai cronisti, c'è la donna libera delle isole e dei mari, la donna dei miti e della realtà, la donna negra. Ci sono, fino ad oggi, le donne dei conquistatori, ma anche la donna delle periferie, la donna intellettuale, la donna contadina, ecc.
Rileggendo la storia, è impossibile non ammettere il ruolo che hanno giocato le donne nel cambiamento dei paradigmi sociali. Impossibile negare un'azione constante per ritrovare il proprio spazio pubblico nelle coordinate di una storia sempre pensata dagli stessi e da pochi. Le donne a differenza d'altri gruppi esclusi dovettero vivere duri impedimenti prima che le loro azioni fossero considerate legittime, ma nessuno può dire che furono assenti. I limiti che le culture hanno tracciato tra pubblico e privato, poco a poco sono stati superati, così come la frattura dico­tomica tra il pensiero e l'azione, tra la teoria e la vita. Fu precisamente il femminismo, come alcune donne scrivono, il motore principale che dette la possibilità di dilatare questi spazi e questi limiti: ciò che sta "fuori" — la strada, la politica, l'economia, lo stato, la politica — e ciò che sta "dentro" — la casa, l'intimità, la soggettività, l'identità .... Non saprei dire se questo è latinoamericano o è del Nord del mondo e non m' interessa saperlo.
Certamente le donne del Nord del mondo hanno fatto storia e hanno avu­to la possibilità di fare eloquenti sintesi teoriche politiche e pratiche. Ma ciò che interessa è che tutte le donne sono in rete e dalla storia delle don­ne impariamo — anche se con difficoltà — una storia di solidarietà.Certamente, lo spazio latinoamericano è uno spazio di rilettura, come sempre una rilettura contestuale, storica, relazionata con le situazioni reali della vita della gente. L'impatto si verifica per la fedeltà a contesti e situazioni reali, e non solo per sistematizzazioni teoriche. L'impatto è la realtà delle donne, i loro successi, le loro conquiste dentro gli spazi quo­tidiani. Limpatto è la capacità ermeneutica delle donne intellettuali, ma anche la capacità di raccogliere la vita reale delle donne a farla diventare tradizione o criterio ermeneutico necessario. È la memoria viva di tante donne che in America Latina continua ad essere coscienza critica e de­nuncia. Ma sono anche sapienze ancestrali, mantenute occulte, segrete, che solo si lasciano intravedere nei propri spazi culturali. Sono le dimen­sioni vive della vita, la capacità di solidarizzare tra donne, soprattutto, per sentire che in fondo c' è una storia comune.
La storia non è molto benevola con le minoranze o con ciò che considera come minoranze. La cultura stimmatizza questa mancanza di benevolenza e qualcuno la assume e la propaga come una dottrina. L'impatto della tradizione latinoamericana è un impatto di reale liberazione, di possibilità di vita che sprizza dai suoi pori il sogno della dignità. Ma l'impatto teorico è ancora lontano, soprattutto negli ambiti ecclesiali o dottrinali. È la nostra capacità di osare che causa impatto, la nostra capacità di continuare il cammino. È la nostra capacità di gioire tra di noi che ci aiuta a leggerci in un altro modo, ma anche a leggere in un altro modo la storia passata e il presente. La storia latinoamericana è una storia di disobbedienza e anche quella delle donne.
È un impatto nella vita reale, nei fatti: piccoli racconti di donne educate per sposarsi e per servire mariti, figli, casa, cucina, Chiesa, Dio.... Donne soggette al marchio ristretto della logica formale. Ma sono, le stesse donne, depositarie di una sapienza anteriore a tutte le rivoluzioni emancipatrici. Nella logica di un contesto quasi monotono nascono, per secoli, personalità differenti e complici con la vita: ombre che continuamente eclissano gli uomini e le loro noiosissime istituzioni: ombre che si muovono in complicità con il sogno: trame sottili per recuperare dignità e farla recuperare. Ma non è così nella vigente visione "cristiana" della donna. ancora rivestita da tanti miti. Esiste una rilettura teologica delle donne latinoamericane, ma nella Chiesa non esiste alcuna voglia di cambiare la prospettiva sulla donna. Influire su un modello di donna cristiana significherebbe influire su un modello di Chiesa, di comunità: cioè uscire dal circolo esclusivo che il movimento gerarchico della vita genera ed entrare in una spirale, in una danza delle persone e delle strutture.

Appunti in margine
Sto scrivendo con i miei occhi disse Frida Khalo, artista, pittrice messicana: e scrivere con gli occhi è scrivere in un altro modo. Certamente, lo spazio latinoamericano è ancora oggi uno spazio alternativo, ma soprattutto perché ha voglia di vivere in un altro modo, soprattutto perché i suoi occhi disegnano sogni differenti che non si sono perduti solo perché sono venuti meno le rivoluzioni o i cambiamenti sociopolitici sperati. Noi donne abbiamo un'altra strategia, ma certamente non è una strategia ufficiale, anche se, probabilmente, qualora riuscissimo a farla provare, innamorerebbe molti, donne, uomini e animali. È la strategia che ci aiutò a tessere le trame delle relazioni che non si dividono tra pubbliche e private, comunitarie e individuali. Sono relazioni che servono per vivere e le relazioni che servono per vivere certamente sono politiche, sociali economiche, ma anche affettive, intime, profondamente umane, ecologiche e ambientali.
Allora, una domanda: esiste spazio per tutte queste dimensioni e per il loro più intimo e armonico gioco nella tradizione cristiana? Ma anche: esiste spazio per tutte queste dimensioni con rispetto alla visione della Chiesa e di Dio?
Se c'è ancora spazio, o desiderio che questi spazi si intreccino e si estendano, allora ci sarà spazio anche per un possibile impatto — tracce, orme, segni — che le donne lasciano lungo la storia. Ma questo lo devono sapere soprattutto la teologia e la Chiesa, che sono le due realtà che più gestiscono la visione cristiana della donna.
Non si tratta solamente di sostituire modelli, ma di continuare a pensare alla possibilità di una stona che può esistere perché si trasforma, cambia.
Noi la storia la scriviamo con gli occhi, direbbe Clarissa Pinkola riferendosi alle donne dell'Africa, o con la risata, direbbe la Bibbia riferendosi a Sa­ra, la sposa di Abramo, e al suo ridere irriverente e ardito (Gen 18,12).
La storia la scriviamo in un altro modo e quest'altro modo lo s'inventa tutti i giorni, perché la situazione cambia e i modelli lasciano semplici contorni.
Noi la storia la scriviamo a partire dalla realtà, perché la realtà ci cambia mentre cambia con noi. Il cristianesimo ha troppi modelli fissi per potersi plasmare e plasmarsi insieme alla vita che è urgenza storica e soteriologia reale, di tutte e di tutti, in ogni continente.